lunedì 21 marzo 2016

I debiti vecchi non si pagano e quelli nuovi si fanno invecchiare

Roma non fu distrutta in un giorno, e si converrà che occorre del tempo anche per distruggere una ditta tessile.
L'opera di distruzione passa anche dall'instaurazione di una nomèa e di una aneddotica che spingano fornitori e prestatori d'opera a prendere le distanze, ed il miglior modo per farlo è ovviamente quello di non onorare gli impegni. In questo scritto si illustra dunque un caso particolare: come distruggere la credibilità della propria azienda presso un'impresa di trasporti.
Al pari di molte altre realtà produttive una ditta tessile ha bisogno di veicolare prodotti, materie prime e semilavorati, sia che si tratti di pezze finite sia che si tratti di materiali da affidare a lavorazioni esterne o di buste di campioni da far arrivare a chicchessia. Per la città di Campo e dintorni, la poca clientela in zona e le lavorazioni locali sono sufficienti furgoni e furgoncini, quando non le autovetture dei dipendenti, che il signor Lanucci non disdegnava certo di mandare qua e là con le più varie incombenze senza ovviamente riconoscere alcun rimborso.
Per il resto del mondo tocca affidarsi a corrieri e spedizionieri.
Negruzzi e Benamozegh è il più grosso spedizioniere di Campo. Il padrone superstite (il signor Benamozegh è morto qualche anno fa) era amico dei Padri Fondatori da un secolo, sicché i pagamenti non erano mai stati un problema né per limiti di tempo né per quanto riguarda la peculiare abitudine campese che consiste nel ritoccare al ribasso qualunque cifra sia dovuta.
A Campo vige infatti una prassi particolarissima e il più delle volte genericamente accettata, qui illustrata nel dettaglio, che consiste nell'autoattribuzione di uno sconto più o meno sostanzioso nei pagamenti.
Nel caso specifico, se le pezze dirette a Bucarest, quelle inviate a Stavropol e quel rientro di merce rifiutata dal cliente di Bruxelles hanno fatto emettere al signor Negruzzi (e, in spirito, al signor Benamozegh) una fattura da 1124,90 euro, il padrone ordinerà al proprio reparto di amministrazione ed a proprio assoluto arbitrio di effettuare un bonifico di 1100,00 euro nei casi normali, di 1000,00 euro nei casi più spregiudicati, e di 0,00 euro nel caso della Premiata Ditta.
In altre parole, nell'ufficio amministrativo della Premiata Ditta il doppio faldone riservato alle fatture di Negruzzi & Benamozegh era gonfio di fatture non pagate che andavano accumulandosi da un anno all'altro ed il cui totale aveva raggiunto l'equivalente del costo di una civile abitazione. 
Due mesi prima della scomparsa di Nerino Lanucci si svolse negli stabili aziendali una immonda partita di rimpiattino. Dopo una quantità di scuse, dinieghi, rinvii e prese in giro belle e buone Nerino aveva dovuto acconsentire ad un incontro col signor Negruzzi. Solo che il giorno dell'appuntamento... aveva pensato bene di non farsi trovare.
L'ultrasettantenne Negruzzi dovette appostarsi all'ingresso, al desk, per aspettarlo.
Al suo arrivo qualche indefinibile tempo dopo, lo investì ovviamente di invettive, proseguite poi nella adiacente saletta riunioni.
Dopo un bel po' di strepiti ed essere arrivato come d'uso ad un niente dallo scontro fisico, Negruzzi se ne andò sbattendo la porta, tacciando il Lanucci di ladro ed ingiungendogli di non usare mai più i servizi della sua impresa: nemmeno per mandar via una busta.
Il tutto sotto gli occhi di soci, maestranze e collaboratori di Bellestoffe Group, richiamati in zona dalla zuffa e da tempo comunque abituati a vedere questo ed altro.

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