mercoledì 16 novembre 2016

L'imprenditore: qualcuno che si è fatto da solo. A volte sembra che si sia fatto da poco.

A tratti, nel corso della sua breve e farsesca esistenza, Nerino Lanucci è stato anche punto da quella bovaristica vaghezza del successo e del far da sé senza l'aiuto di nessuno che sono il vero (e stolto) banco di prova dell'imprenditore tessile campese. Lungi da lui l'idea di fondare un'azienda e di occuparsene in concreto; il suo concetto di impresa era: si prende un magazzino in affitto, si stanziano due palanche rastrellando personale tra amici, parenti e sottopagati assortiti e si vede come va. L'importante era che non mancassero compagnia femminile e serate in locali costosi, il resto non era affare che lo riguardasse.
Un giorno qualunque di una decina d'anni prima della sua illacrimata scomparsa, Nerino Lanucci ebbe una lunga e confidenziale conversazione con l'elegante Galeazzo Fabrizi, di cui era amicone da un secolo e che in quel periodo si presentava in ditta in completi antracite o grigio pirla che non stonavano affatto con la poltrona dirigenziale che si era fatto assegnare a quarant'anni appena compiuti. Qualche giorno dopo Galeazzo annunciò che abbandonava Bellestoffe Group per "affrontare altre sfide professionali", come dicono sempre i licenziati con disonore e gli incoscienti talmente egoriferiti da non riuscire assolutamente a percepire l'odore della mensa dei poveri cui si stanno dirigendo di gran carriera (appunto) grazie alle proprie stesse scelte.
Sul perché del repentino abbandono della nostra felice famigliola da parte di Galeazzo circolarono solo mezze parole e qualche sorriso da gioconda leonardesca, un po' come succede quando qualche fanciulla in fiore sparisce dalla circolazione perché ha deciso di imprimere una svolta radicale alla propria vita, svolta radicale che di solito consiste nel farsi mettere incinta dal primo che passa.
L'esempio è calzante. Dopo aver vagheggiato chissà quale raggelante casetta in Canadà le fanciulle in fiore in capo a dieci mesi al massimo si ritrovano triplicate di peso e dimensioni a mandare avanti casa da sole e ad ingrossare le statistiche sulle ragazze madri; in ancor meno tempo Galeazzo si ritrovò zeroplicato di quattrini e portafoglio, in mezzo di strada e ad ingrossare le statistiche sugli incapienti. Dopo aver fatto anche lui chissà quali castelli in aria.
In meno di un anno si ripresentò, coda tra le gambe, in Bellestoffe Group mendicando uno strapuntino, uno sgabello, un piatto di sbobba purché fosse. La poltrona dirigenziale era finita in chissà quale ripostiglio. Via i completi da imprenditore di successo, cominciò a sfoggiare una serie molto limitata di vecchie tute da ginnastica lise e stinte.
La brillante iniziativa di Nerino gli era costata, letteralmente, anche i vestiti.
Cos'era successo?
Era successo che Nerino aveva deciso di aprire una ditta di confezioni, vale a dire di abiti finiti, in una strada non troppo distante dalla sede di Bellestoffe Group. L'aveva chiamata Genoveffa C., probabilmente in onore di qualche sciacquetta che era riuscito a conquistare con i soliti sistemi.
Una di quelle che ora si sono modernizzate e si fanno chiamare fashion blogger o wedding planner o magari dog sitter se proprio sono alle loro prime depilazioni, tanto per capirci.
Naturalmente la Genoveffa C. si era rivelata fin da subito una voragine mangiasoldi.
Era equipaggiata in tutto e per tutto con un paio di macchine del tipo "taglia-e-cuci" capeggiate da una stilista fuori dal giro da anni e mandate avanti da Immacolata Redentori, la cognata di Nerino anche lei sparita velocemente dalla Bellestoffe Group dietro ad immaginabili sogni di gloria e di camparini tiepidi alla discoteca CiccyPuppy di Vallesecchielli Terme. Il rimanente del personale era rappresentato da Galeazzo, che avrebbe dovuto andare chissà come e chissà dove (e col senno di poi anche chissà perché) in cerca di clienti, e da un'operaia di mezza età a tempo parziale.  
Penetrazione di mercato: zero.
Ordini: zero.
Fatturato: molto meno di zero.
La sciagurata stilista smollò il colpo dopo tre mesi e sparì, seguita sei secondi dopo dall'operaia, che Nerino aveva avuto cura di gonfiare ben bene di invettive e recriminazioni come faceva immancabilmente con chi considerava inferiore per entrate o per classe sociale.
L'alacrità con cui Nerino produceva drop out pieni di motivatissimi risentimenti non mancò certamente di far sentire i propri effetti nel medio termine. Insieme alla disinvoltura con cui tralasciava di onorare gli impegni, il suo particolarissimo modo di rapportarsi con il prossimo fece sì che il personale di Bellestoffe Group dovesse cercare in ogni transazione ed in ogni contesto sociale di non far identificare il gruppo di aziende con la sua persona, pena conseguenze umilianti anche sul piano personale. In più di un caso i tecnici e gli impiegati commerciali erano stati invitati ad abbandonare lavorazioni o stand fieristici una volta appurati i loro legami con il Lanucci, con immaginabili conseguenze e non soltanto in termini di ritorno di immagine.  
Insomma, sparito il personale le taglia e cuci rimasero a prender polvere fino alla scadenza del contratto d'affitto; Nerino aveva trovato qualche altro giocattolo con cui trascorrere le giornate, e si disinteressò completamente della Genoveffa C. e di tutto quello che la riguardava.
Due ore prima della scadenza e temendo le ire di un locatore con cui aveva sicuramente avuto altre occasioni ed altri motivi di attrito -il pagamento di canoni, tariffe e fatture era già all'epoca l'ultimissima delle preoccupazioni di Nerino- il Lanucci telefonò ad un'ora assurda al Melchiorri e gli chiese di occuparsi del trasporto delle macchine. Gaspare saltò praticamente dal letto e andò con un furgoncino ad occuparsi della bisogna. Sul posto trovò Immacolata e Galeazzo: alle prese con due voluminosi gelati, i due non avanzarono nemmeno a livello formale l'offerta di aiutarlo a caricare. Gaspare caricò sudando le taglia e cuci e le riportò bestemmiando abbondantemente nei magazzini di Bellestoffe Tela, dove già all'epoca andavano accumulandosi peccati, scarti, errori di produzione, materiali arrivati da casa del diavolo per via aerea franco fabbrica e mai utilizzati ed altre nefandezze simili.
I veri costi di questo "fare impresa" non li seppe mai nessuno. Galeazzo ripartì con le sue mansioni di impiegato commerciale in Bellestoffe Tela (dopo qualche mese tornò anche in possesso della famosa poltrona), Immacolata sparì verso altri lidi, Nerino riprese ad imbrogliare i soci, a fregare i fornitori e a servirsi generosamente del personale femminile sotto le consuete insegne.
 

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