lunedì 10 aprile 2017

L'imprenditore tessile: un mestiere pieno di tensioni

Il signor Nerino Lanucci aveva indubbiamente qualche pregio, primi tra i quali la costanza del tono dell'umore, permanentemente virato al nero, e la coerenza nei confronti delle persone perbene, trattate come feccia tutte quante indistintamente. Non è da escludere che la non limpidissima coscienza del protagonista di questi sciagurati scritti avesse, in tutto questo, un ruolo di una certa importanza.
In poche parole Nerino Lanucci era uno che riusciva a stare antipatico anche salutando al mattino; fortunatamente di solito ometteva di farlo, cosa di cui le maestranze non si duolevano affatto dal momento che meno lo vedevano e meglio stavano.
Il cognato del mai abbastanza disprezzato signor Lanucci si chiama Gaspare Melchiorri. Una ventina di anni fa ne ha sposato la sorella Viridiana in una cerimonia celebrata tra gli sghignazzi dei presenti, trattandosi di uno di quei casi in cui neanche l'abituale ipocrisia della civiltà contemporanea basta a coprire le grosse onte su cui si stende un abito nuziale il cui colore bianco dovrebbe rimandare a purezze andate alle ortiche già da un bel pezzo.
L'episodio che stiamo per narrare risale a sei anni prima della morte di Nerino. Questo la dice lunga su quanto radicato e antico fosse l'andazzo (che non a caso fa rima con) che Nerino aveva imposto alla quotidianità aziendale, e sul clima organizzativo che già all'epoca regnava in Bellestoffe Tela.
In un giorno lavorativo qualunque di un mese qualunque di quell'anno Gaspare si era destato di buonissima ora, si era recato in Bellestoffe Tela a prendere qualche ferro del mestiere e poi era partito alla volta di una rifinizione di Vallepirlo per controllare l'andamento della produzione affidatale e che consisteva in non meglio precisati trattamenti finali per varie migliaia di metri di materiali già tessuti e tinti. Una volta sul posto aveva riscontrato una serie problemi e seccature di cui voleva parlare immediatamente con Nerino. Rovinare una partita di merce a causa di una lavorazione errata è cosa disastrosa ma non infrequente, specie in un distretto tessile dove l'incultura è un vanto e dove persino elementi fondamentali della comunicazione aziendale sono espressi a monosillabi e grugniti; compito del tecnico coscienzioso è limitare questo tipo di incidenti al minimo possibile.
Insomma, Gaspare era tornato veloce in sede ed aveva puntato diritto verso il lussuoso ufficio di Nerino al primo piano. Non ebbe neppure il tempo di entrare prima che Nerino gli indirizzasse un torrente di male parole, vomitandogli addosso una serie di invettive e di urla -cui nessuno fece gran che caso dal momento che erano parte del suo ordinario approccio a chicchessia- e cacciandolo strepitando dalla stanza.
Gaspare, forte della confidenza che gli derivava dalla stretta parentela e soprattutto del fatto che era almeno trenta centimetri più alto e una buona ventina di chili più pesante, aveva ripiegato in buon ordine. Salvo rientrare immediatamente nella stanza e dirigersi a pugni serrati verso la scrivania di Nerino, scandendo: "Ehi, guarda che se stanotte non hai scopato, la colpa non è certo mia...".
A quella considerazione pacata e astiosa al tempo stesso il de cuius si era sfasciato sulla poltroncina da padroncino, e aveva detto: "Eh, il problema è che ho scopato troppo... Mi sono arrivate delle cose a casa..."
Insomma: qualcuno si era preso la briga di avvisare Teresa Redentori -la consorte legittima di Nerino- delle tresche del marito, presumibilmente a mezzo posta ordinaria.
Eccole qui, le principali preoccupazioni di tanti ultraquarantenni responsabili di impresa, le cose che davvero li rendono insonni, confusi e distratti.
Cosa volete che fossero dieci o ventimila metri di prodotto quasi finito che correvano il rischio di presentare difetti irrimediabili...

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