mercoledì 5 aprile 2017

Una partita a biliardino

Dal 2001 in poi le varie ditte di Bellestoffe Group, prima sparpagliate per mezzo distretto, si divisero un complesso di due edifici pressoché gemelli all'interno di un unico lotto, nella nuova zona artigiana ed industriale a sud di Campo. Gli stabili, pressoché speculari, avevano una zona adibita ad uffici e un'altra adibita a (grossissimo) magazzino. Erano stati realizzati con l'impegno di Torquato Succhielli, l'ingegnere figlio di Padre Fondatore Numero Due che a tutto pensava meno che a curare la commercializzazione e la produzione della Bellestoffe Thinking, che era l'impresa cui doveva in buona parte la propria indiscutibile agiatezza. A lavori conclusi Torquato aveva fissato il proprio ufficio al primo piano di uno dei due; vi si arrivava in ascensore oppure percorrendo le due rampe di una scala coperta da un lucernario luminoso, e vi si accedeva tramite una elegante porta a due battenti di vetro sabbiato.
Sul pavimento di granito del corridoio antistante, a qualche passo di distanza, fu collocato un biliardino o calcino o calciobalilla, lo si chiami come si vuole. Le Vincenti Realtà Imprenditoriali sono sempre al passo coi tempi, e a Torquato era parso che nulla fosse al passo coi tempi come destinare alle maestranze qualche strumento di relax sul luogo di lavoro, specie se si pretendeva che sgobbassero per una decina di ore giornaliere venendo retribuite per otto soltanto, come d'uso corrente nel tessile campese.
Insomma, di quando in quando nel corso della giornata le invettive di Nerino Lanucci, i suoi strepiti, le sue imprecazioni e il suo scorrazzare venivano almeno parzialmente coperti dai suoni bruschi e forti di quell'arnese; lo stesso Nerino non disdegnava ogni tanto qualche partita. 
Un anno circa prima dell'appuntamento di Nerino con i servigi di non so quale impresa funebre, lui e Torquato avevano preso a trovarsi al biliardino e a giocare praticamente ogni sera, all'incirca tra le sei e le sette. Il biliardino, per i due, era diventato un punto d'incontro praticamente perfetto per la trama e l'ordito di complicate macchinazioni.
Cosa tramavano, ordivano e macchinavano Torquato e Nerino? E come mai Nerino concedeva tanta confidenza ad uno di quelli che non più tardi di un anno prima lo avevano letteralmente scaricato, intimandogli anche di guardarsi bene dall'usare il nome Bellestoffe per le sue sconcezze?
Il fatto è che sia il de cuius che il Padre Fondatore Numero Uno detenevano quote della Bellestoffe Thinking, di cui Torquato era anche amministratore.
Durante le partite, a suon di mezze parole, digressioni e "non detti" in stile 'ndràngheta i due affilavano le armi: scopo della sommossa, far fuori il Padre Fondatore Numero Uno nel corso di un'assemblea societaria, liquidarlo e rimanere padroni incontrastati anche di quel campo.
Problema.
I soci davvero importanti erano quattro ed il quarto, che aveva una quota di minoranza cui nessuno badava, era un signore che poco poteva contribuire alle magnifiche sorti e progressive di Bellestoffe Group e di Campo tutta. Molti anni prim si era trovato su una monovolume guidata da un demente che non trovò di meglio che fare un'inversione ad U su una strada di proverbiale pericolosità, e fu centrato in pieno da una macchina che veniva in legalissimo senso opposto. Risultato, danni neurologici diffusi ed una sostanziale tetraparesi.
I congiurati andarono a cercarlo: si erano accorti che in due non sarebbero riusciti nel loro intento, sicché diventava indispensabile averlo dalla loro.
Questo signore, che a Padre Fondatore Numero Uno doveva una parte non piccola della propria fortuna, si rifiutò sdegnato di prestarsi ad un'operazione che era una vile pugnalata alle spalle, ed osò perfino argomentare il proprio rifiuto.
Da quel momento in poi Torquato si assicurò personalmente che Venisse messo all'indice, ostracizzato, damnatus in aeterno come solo i campesi sanno fare quando qualcuno osa pestar loro i calli. Confinato da solo in un ufficio al pian  terreno, tagliato fuori da ogni cosa e messo letteralmente in condizioni di non nuocere, il poveraccio abdicò a tutto, ed iniziò a trascorrere le giornate facendo solitari al computer.
Ah, il senso di solidarietà dell'imprenditoria campese...!

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